Orzo

Classe: Monocotyledones
Famiglia: Graminaceae (Gramineae o Poaceae)
Specie: Hordeum vulgare L.

 

Origini:

l’area di origine delle forme antiche può essere individuata nell’area compresa nelle attuali Israele, Giordania, Siria e nella parte sud dell’Anatolia. Le testimonianze più antiche di coltivazione risalgono al 10.500 a.C., nel Neolitico[3]. Sicuramente tipi polistici erano coltivati in Mesopotamia nel 7.000 a.C. mentre nel 5000 a.C. l’orzo era diffuso in Europa centrale e in Egitto, dove già nel 3000 a.C. avveniva la trasformazione in birra. Fino al XV secolo era tra i cerali più diffusi per la panificazione. L'orzo rappresenta il quarto cereale nel mondo in ordine di importanza, viene variamente utilizzato dall'alimentazione umana a quella zootecnica, alla produzione di malto e, raccolto ancora verde, come foraggio.


Descrizione:

il suo ciclo vitale è più breve di quello del grano, perché la velocità di crescita è più rapida e maggiore è la capacità di accestimento; tollera anche alte temperature e resiste meglio degli altri alla siccità. Regge invece il freddo meno bene di frumento e segale. L'orzo è una pianta erbacea annuale, che a maturità può raggiungere un'altezza di 60-120 cm, a seconda delle varietà. L’apparato radicale in terreni idonei può raggiungere, nella pianta, adulta la profondità di 2 metri. Il culmo è suddiviso in 5-8 internodi cavi. Durante l’accestimento da ogni culmo si originano, mediamente, 2-3 culmi secondari, numero che può aumentare se si innalza la spaziatura alla semina, Solitamente le varietà distiche accestiscono più di quelle polistiche. L'infiorescenza è una spiga composta ai cui nodi (in numero variabile da 10 a 30) sono inseriti tre spighette uniflore. Tali spighette racchiudono al loro interno i fiori. Nelle forme esastiche i tre fiori sono tutti fertili, quindi le spighe presenteranno tre file di cariossidi, mentre nei distici è fertile solo il fiore centrale per cui le spighe avranno solo due file di cariossidi. Caratteristiche di questa specie sono le lunghe setole (dette reste o ariste).


Esigenze ambientali:

l’orzo presenta una buona resistenza alla siccità e può sopportare temperature di elevate, se l’umidità ambientale non è eccessiva. Più problematiche sono le condizioni caldo-umide che favoriscono varie malattie fungine. Per quanto riguarda l’altitudine può essere coltivato dal livello del mare fino ai 4500 m delle Ande o dell’’Himalaya. Resiste molto bene alla salinità del suolo, tollera il freddo anche se in misura minore rispetto ad altri cereali quali il frumento e la segale.


Coltivazione:

viene coltivato soprattutto in Cina, USA ed Europa; in Italia è diffuso particolarmente nelle aree del centro-sud.
Le più importanti sottospecie coltivate si possono ripartire, a seconda della disposizione delle granelle, alle 3 categorie di orzo esastico, tetrastico e distico, ossia formate rispettivamente da 6, 4 e due file di chicchi sulle spighe.
Gli orzi polistici presentano generalmente un numero più elevato di cariossidi per spiga e rese più elevate, negli orzi distici le spighe hanno un numero inferiore di cariossidi che sono però di maggiori dimensioni. Gli orzi polistici sono coltivati prevalentemente per uso zootecnico, mentre quelli distici sono adatti alla produzione di malto per la fabbricazione di birra e di whisky.


Semina:

la data di semina varia in relazione alle caratteristiche pedoclimatiche del luogo; è però opportuno distinguere in:

  • semine autunnali: effettuate nel Nord Italia verso metà ottobre e al Sud, generalmente, dalla prima decade di novembre alla prima decade di dicembre
  • semine primaverili, effettuate appena si hanno condizioni climatiche idonee, per evitare che la coltura si trovi nella fase di maturazione con temperature troppo elevate.

La semina autunnale consente rese superiori (anche di un 30 – 50%), in quanto la coltura può sfruttare un maggior periodo per la maturazione, si avvantaggia delle precipitazioni del periodo autunno-invernale e soffre meno per la siccità primaverile.
La semina primaverile è da considerarsi un ripiego.

 

Concimazione dell'Orzo:

l’orzo richiede 70–110 kg/ha di Azoto (a seconda della varietà e della fertilità del terreno, 70–100 kg/ha di Fosforo  e 60–120 kg/ha di Potassio. 
Gli apporti di Azoto devono integrare in ogni momento le disponibilità naturali, adeguandole al fabbisogno col­turale in ogni fase dello sviluppo.

In pre-semina ed in copertura, intervenire al suolo con i concimi organici ed organo-minerali a base di AGROGEL®, gelatina idrolizzata per uso agricolo, ad alto contenuto di azoto e carbonio organici. L’azoto non è soggetto a perdite per lisciviazione e volatilizzazione, per cui questi concimi rispettano l’ambiente e riducono gli sprechi economici. La complessazione degli altri meso e microelementi alla matrice proteica consente una cessione progressiva e modulata, completamente naturale, che prolunga la disponibilità per le piante anche di fosforo, potassio, ferro, zolfo, limitando i fenomeni di immobilizzazione nel suolo. Con soli due interventi, viene soddisfatto tutto il fabbisogno nutrizionale della coltura, aumenta la resa produttiva e la qualità della granella.


Per via fogliare, intervenire con i concimi a base di GELAMIN®, gelatina idrolizzata fluida per uso agricolo, ottenuta con un processo esclusivo, l’idrolisi enzimatica, che consente di avere un alto contenuto di azoto organico e di amminoacidi in forma levogira. Questi concimi vengono rapidamente assorbiti per via fogliare e svolgono una doppia funzione, nutritiva e biostimolante, favorendo un ottimale sviluppo vegetativo, un’azione anti-stress e aumentando la qualità finale della granella, in termini di contenuto proteico e peso specifico. La stabilità della matrice, la bassa salinità e il pH consentono la miscibilità con altri prodotti, anche fitofarmaci, per cui l’applicazione può essere effettuata in occasione dei diserbi o dei trattamenti fungicidi e insetticidi.

 

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