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Buono a sapersi! Come aumentare resa e qualità del kiwi metodi biologici e tradizionali

20/07/2023

Pezzatura, consistenza e sostanza secca. Inutile girarci intorno, sono questi i requisiti che il mercato richiede per il kiwi, nonostante questo frutto racchiuda una serie infinita di qualità organolettiche ancora poco riconosciute. Un singolo kiwi, infatti, contiene un altissimo contenuto di vitamina C (circa 85 mg/100 g), oltre a vitamina E, potassio, magnesio, accompagnati da un basso apporto calorico e pochissimo sodio.

La coltivazione del kiwi e le prospettive per il 2023

L’Italia è di gran lunga il primo produttore europeo di kiwi e il terzo a livello mondiale. Con oltre 500mila tonnellate prodotte ogni anno, siamo di poco sotto alla Nuova Zelanda ma parecchio rispetto alla Cina, Paese di cui questo frutto è originario. In Italia, gli oltre 25mila ettari coltivati sono distribuiti principalmente in Lazio (in particolare nella provincia di Latina), Piemonte, Emilia-Romagna, Calabria e Veneto. Statistiche che subiranno sicuramente un profondo cambiamento quest’anno, caratterizzato da una primavera con eccesso di precipitazioni che, come nel caso dell’Emilia-Romagna, hanno portato anche a conseguenze devastanti. Tra Italia e Spagna, si stima una perdita produttiva dal 20% al 40% e anche in altri Paesi emergenti, come ad esempio il Cile, il clima bizzarro ha già compromesso una parte importante di produzione.

Resa e qualità del kiwi a prescindere dal clima



La stima del calo produttivo riguarda non solo le situazioni più estreme, cioè di importanti aziende presenti nelle zone recentemente alluvionate, ma tiene conto anche dei forti stress che le piante di actinidia hanno subito nel periodo primaverile.

L’eccesso di precipitazioni, infatti, ha impoverito i suoli di azoto e altri importanti nutrienti provocando anche fioriture tardive e irregolari che influiscono direttamente sull’allegagione e quindi, sulla resa finale. La contemporanea comparsa di malattie fungine ha inoltre attirato l’attenzione dei produttori (non solo di kiwi) esclusivamente sulle strategie di difesa. In realtà, la stagione è tutt’altro che compromessa.

Esistono nuovi strumenti, come i biostimolanti, che esprimono il meglio di sé proprio in queste situazioni di forte stress aiutando le piante a ripristinare le condizioni fisiologiche ottimali.



Quali biostimolanti per i kiwi?

ILSA, azienda pioniera nella produzione e vendita di biostimolanti naturali, vanta nel suo catalogo 13 prodotti ad azione specifica, di cui 11 biostimolanti, registrati come tali in base al D.Lgs. 75/2010. Una gamma di biostimolanti caratterizzata, in particolare, per la varietà di materie prime e processi utilizzati, con peculiarità uniche presenti in ciascun formulato.

In questo periodo per le varietà tardive ma anche per quelle più precoci, in virtù di un mese di maggio anomalo che ha ritardato le fioriture, è possibile ancora intervenire con ILSAVEGETUS, biostimolante fogliare a base di idrolizzato enzimatico di Fabaceae, in grado di riequilibrare la ripartizione dei nutrienti all’interno della pianta e ripristinare l’efficienza dei sistemi enzimatici che governano i processi di formazione dei frutti.

Con sole due applicazioni fogliari di ILSAVEGETUS, anche in post-fioritura e tranquillamente in miscela con calcio o altri formulati, gli amminoacidi levogiri, il triacontanolo di origine naturale e le altre sostanze bioattive stimolano la moltiplicazione cellulare e lo sviluppo iniziale dei frutti riducendo, allo stesso tempo, la cascola dei frutticini causata dalla fioritura irregolare.

Quali biostimolanti usare per aumentare calibro, consistenza e sostanza secca dei kiwi?

Nella fase di sviluppo del frutto, abbiamo l’imbarazzo della scelta. Sono infatti diverse le soluzioni che ILSA propone in virtù delle evidenze raccolte in campo negli ultimi anni. Alternative che portano sempre ad un risultato comune: l’aumento del diametro polare ed equatoriale, della consistenza e del contenuto di sostanza secca, fattori questi ultimi molto importanti per aumentare la shelf-life e la qualità, anche dopo la conservazione in cella frigorifera.

  • ILSAC-ON + ILSAMIN N90 è la prima soluzione, molto utilizzata in passato non solo in Italia ma anche in Cile e in altri Paesi del mondo, in virtù delle certificazioni biologiche a livello internazionale. Con quattro applicazioni fogliari ogni due settimane e a partire da caduta petali, questi due biostimolanti ottenuti da un processo di idrolisi enzimatica favoriscono l’aumento del calibro e delle caratteristiche qualitative in maniera netta, anche rispetto a formulati di sintesi e, per questo, non ammessi in bio.
  • ILSAC-ON + ETIXAMIN BIO-K, con le stesse modalità della precedente, è la strategia che permette di apportare anche potassio e zolfo, in caso di necessità specifiche.
  • La terza alternativa è SOYBILS@, novità assoluta che ILSA ha lanciato proprio quest’anno, che permette da solo di raggiungere il massimo obiettivo. Questo biostimolante a base di soia viene ottenuto con un processo di idrolisi enzimatica che estrae e preserva integrità ed efficacia del triacontanolo, dei polifenoli, delle betaine e dei tanti amminoacidi di origine vegetale contenuti.

Le prove effettuate da ILSA, in collaborazione con Centri di Saggio riconosciuti a livello internazionale, dimostrano l’efficacia di questi biostimolanti e sono tutte disponibili sul sito www.ilsagroup.com oppure tramite richiesta specifica al Servizio Agronomico di ILSA.

Soluzioni per il biologico o per il convenzionale?

I biostimolanti di ILSA sono tutti assolutamente utilizzabili in agricoltura biologica. Oltre alla normativa bio italiana, alcuni di essi hanno anche certificazioni a livello internazionale. Generalmente però il loro impiego e gran parte delle prove effettuate sono in convenzionale, a dimostrazione che la scelta di questi formulati non è vincolata al regime biologico ma è legata alla loro grande efficacia.

Nelle prove effettuate, questi biostimolanti naturali hanno garantito calibro e qualità più elevati anche rispetto a formulati chimici o a base di ormoni di sintesi. E non è tutto! Come dimostrato in una prova effettuata in Grecia lo scorso anno, ILSAC-ON migliora le performance anche integrato alla strategia abituale che prevede l’impiego di formulati di sintesi, come ad esempio un prodotto a base di citochinine (CPPU).

Applicato una o più volte, il biostimolante vegetale aumenta e uniforma la pezzatura dei frutti nelle classi di calibro più remunerative e migliora i parametri di consistenza e contenuto di sostanza secca, rispetto al solo impiego di CPPU.




Risultati di una prova effettuata in Grecia, nei pressi di Salonicco, su varietà Hayward, in cui ILSAC-ON è stato applicato una, due o tre volte in aggiunta all’applicazione di un prodotto a base di citochinine durante lo sviluppo dei frutti.

La tesi con tre applicazioni fogliari di ILSAC-ON ha presentato un netto aumento del calibro dei kiwi e la maggiore presenza di frutti di classe A, la più remunerativa per il produttore (1,05 €/kg), oltre ad un miglioramento della consistenza e del contenuto di sostanza secca.

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