Redazionali
GRANOSANO EVO NP 6.16 e AZOSLOW NP 12.20 fertilizzanti organo minerali ad elevata efficienza di cessione del fosforo
21/10/2019
Il fosforo (P) è considerato il terzo nutriente più importante per le piante dopo azoto (N) e potassio (K). Esso è fondamentale nelle fasi di più attivo sviluppo delle piante come ad esempio il germogliamento dei semi, l’emissione di foglie e germogli e lo sviluppo dei frutti. Il fosforo infatti:
- fa parte di molecole presenti nel nucleo della cellula che hanno il compito di conservare il patrimonio genetico, di trasmettere messaggi e di stampo per la formazione delle proteine e degli enzimi che sono i costituenti base delle cellule e il loro motore;
- è fondamentale nella formazione delle membrane cellulari, la loro sintesi permette la distensione e l’ingrossamento cellulare;
- è alla base dei meccanismi che permettono alla pianta di immagazzinare o sfruttare l’energia proveniente dalla fotosintesi.
Di quanto fosforo hanno bisogno le piante?
Il contenuto medio di fosforo in una pianta può oscillare fra lo 0,25% e lo 0,50% del peso e quindi il fabbisogno in fosforo delle colture è nettamente più basso rispetto agli altri macroelementi, azoto e potassio, e in molti casi inferiore anche a quello di alcuni mesoelementi come calcio e magnesio. Mediamente la richiesta annua delle piante è dell’ordine di 50-100 kg di P2O5 per ettaro.
Dove possono trovare il fosforo le piante?
Normalmente il terreno è ricco di fosforo, infatti il fosforo totale presente in un ettaro di terreno nella fascia superficiale esplorata dalle radici, che viene convenzionalmente considerata quella dei primi 30 cm, può arrivare anche a 7.000-9.000 kg di P2O5 ettaro. Tuttavia quello che è fondamentale per le colture è il fosforo assimilabile, che rappresenta una frazione minima del fosforo totale.
Perché è fondamentale utilizzare fertilizzanti contenenti fosforo?
Come appena accennato di tutto il fosforo teoricamente disponibile nel suolo, la parte assimilabile è solo una quota minima e si aggira intorno ai 10-20 kg ettaro. Inoltre la sua disponibilità è sempre più ridotta poichè la parte più facilmente solubile incorporata nella sostanza organica del suolo sta pian piano scomparendo, legata all’impoverimento generalizzato dei suoli agrari, mentre la frazione contenuta nei minerali del suolo invece è legata a lentissimi processi di dissoluzione dei fosfati insolubili.
Entrambi i processi inoltre sono molto dipendenti dal pH del terreno e si realizzano alla massima velocità ed in maggior misura quando il pH del terreno è tra 5 e 7. Quindi risulta fondamentale fornire alla pianta il fosforo, attraverso un’opportuna fertilizzazione, nei momenti in cui l’assorbimento è più difficile cioè la fase dell’emergenza per le colture seminate e la fase del post trapianto per le colture trapiantate, soprattutto se queste fasi si verificano quando il terreno è più freddo come nei mesi invernali.
Quali sono i sintomi della carenza di fosforo?
I sintomi della carenza di fosforo sono simili alla carenza di zinco e caratterizzati da:
- crescita rallentata, con foglie piccole, verde bluastro e spesso con macchie;
- gli steli, le foglie e le nervature diventano più o meno rossastri a partire dai bordi e dal retro;
- crescita inusuale dei meristemi apicali;
- le foglie vecchie diventano scure e arricciate e i bordi si incurvano;
- in casi di grave carenza le foglie sviluppano grandi macchie viola scuro che diventano poi bronzee, secche raggrinzite e cadono;
- maggiore sensibilità a malattie e muffe.
E’ possibile mantenere nel suolo un’elevata disponibilità di fosforo?
Per garantire quindi un’ottimale nutrizione fosfatica delle colture e limitare il processo di retrogradazione, cioè il passaggio del fosforo da forma disponibile all’assorbimento da parte delle piante a forma legata alle particelle del suolo e quindi non più disponibile, le strategie da adottare sono:
- mantenimento di un ottimale struttura del suolo;
- gestione del pH del terreno in modo da mantenerlo all’interno dell’intervallo tra pH 5 e 7;
- frazionare e localizzare la distribuzione dei concimi fosfatici per evitare la retrogradazioni del fosforo nelle forme meno solubili e disponibili all’assorbimento delle piante;
- mantenere il contenuto di sostanza organica elevato;
- mantenimento di un elevato livello di fertilità microbiologica del suolo.
Perché GRANOSANO EVO NP 6.16 e AZOSLOW NP 12.20 hanno un’elevata efficienza di cessione del fosforo?
ILSA da sempre è impegnata nella produzione di concimi organici e organo minerali ad alta efficienza. La complessazione del fosforo ad opera della matrice proteica di Agrogel®, la gelatina agricola di esclusiva produzione di ILSA, base di tutti i concimi solidi, determina in GRANOSANO EVO NP 6.16 e AZOSLOW NP 12.20:
- la complessazione del fosforo, cioè le catene proteiche presenti in Agrogel® inglobano il fosforo “proteggendolo” dalla formazione dei legami con calcio, ferro e alluminio che ne determinano la retrogradazione e quindi la limitata disponibilità per l’assorbimento delle piante;
- il rilascio controllato del fosforo, esso infatti viene rilasciato pian piano che le catene proteiche che l’hanno complessato vengono degradate dai microorganismi presenti nella rizosfera;
- il mantenimento del fosforo in un complesso organico facilmente degradabile da parte dei microorganismi della rizosfera favorendo il rilascio di forme organiche del fosforo;
- il mantenimento nell’area intorno alle particelle di Agrogel® di una reazione subacida favorevole alla solubilizzazione del fosforo stesso;
- il mantenimento del contenuto di sostanza organica del suolo poiché Agrogel® è una matrice completamente organica;
- Il rapporto C/N intorno al 3, che caratterizza Agrogel®, favorisce la cessione dell’energia presente nella matrice organica aumentando il numero e vitalità dei microorganismi nel suolo.
Tutte le caratteristiche sopra riportate concorrono a garantire da parte di GRANOSANO EVO NP 6.16 e AZOSLOW NP 12.20 un’elevata efficienza di cessione del fosforo.
Quali saranno le caratteristiche dei fertilizzanti a base di fosforo del futuro?
ILSA, da sempre attenta alla sostenibilità dei propri prodotti, cosciente che la crescente domanda di concimi fosfatici a livello globale, accoppiata al progressivo esaurirsi delle riserve minerarie, richiede di aumentare l’efficienza di utilizzo di questa risorsa non rinnovabile ha partecipato al progetto RPE (Rise Phosphorus Efficiency) finanziato dai fondi FESR regione del Veneto.
La forte capacità dei suoli di fissare P e la sua limitata efficienza di utilizzo (15-25%), ha provocato un accumulo di P derivante dall’applicazione continua ed eccessiva delle concimazioni fosfatiche nel corso degli anni. Questo pool di P accumulato rappresenta una riserva secondaria che potrebbe svolgere un ruolo rilevante nel mantenere un’adeguata produttività agricola, riducendo l’utilizzo dei concimi fosfatici.
Gli studi effettuati dal Centro di Ricerca Aziendale di ILSA in linea con lo scopo del progetto stesso, che è ancora in corso e si concluderà nel 2020, sono stati volti a sviluppare concimi non solo più efficienti ma anche in grado di sbloccare il serbato di fosforo del suolo. Tutti i dettagli relativi ai nostri concimi, specialità nutrizionali e biostimolanti, citati nell’articolo, sono disponibili sul sito www.ilsagroup.com nella sezione PRODOTTI. Consultando il sito potrai inoltre scoprire tutta la gamma prodotti di ILSA e registrandoti ricevere documentazione tecnica di approfondimento.