Redazionali
Gli stress dei vegetali: un problema planetario
01/09/2014
I fenomeni ambientali creano spesso delle situazioni di stress per le piante, con un impatto significativo sul loro metabolismo. Ciò può portare a problemi di sviluppo e quindi, cali di produzione e qualità finale. A seconda delle piante, gli stress biotici e abiotici possono ridurre la media della produttività della pianta dal 65% all’ 87%.
Gli stress per le piante possono essere ricondotti a due categorie:
- Stress biotici: indotti da un altro organismo vivente;
- Stress abiotici: indotti da carenza o eccesso di un fattore di natura ambientale.
I primi sono gli stress causati dai cosiddetti “fito-patogeni”, cioè funghi, batteri, virus, insetti, piante infestanti, animali terricoli. Provocano dei danni diretti alle piante e sono facilmente individuabili, per cui si tende a limitarli attraverso l’uso di prodotti fito-sanitari specifici.
Gli stress abiotici, invece, sono legati a fattori ambientali indispensabili per lo sviluppo e la produzione ma che, in determinate condizioni, possono diventare limitanti. Pensiamo allo stress idrico: l’acqua è fondamentale per la crescita delle piante ma la carenza può provocare seri danni, come anche l’eccesso, che può portare a ristagni idrici e asfissia radicale compromettendo la resa finale. Tutti i fattori ambientali, in condizioni estreme, possono essere pericolosi: temperatura, salinità, disponibilità di elementi nutritivi, grandine, luce, solo per fare alcuni esempi.
Spesso queste due tipologie di stress sono complementari, cioè la presenza di una può portare allo sviluppo dell’altra. In genere è lo stress abiotico che, penalizzando il benessere delle piante, le espone maggiormente all’attacco di una fonte di stress biotico. Pensiamo alla grandine, che crea ferite su foglie e frutti permettendo così l’ingresso di funghi patogeni. Lo scenario nelle regioni meridionali che si è avuto quest’anno è un’altra conferma di ciò: le eccessive precipitazioni primaverili, accompagnate da una bassa temperatura media per la stagione, hanno favorito lo sviluppo di malattie fungine su frumento, uva da tavola ed altre colture, con notevoli ripercussioni sul raccolto.
E’ facile pensare come, nel mondo, siano enormi le aree agricole in cui bisogna fare i conti con gli stress ambientali. Solo la carenza di acqua è responsabile di oltre l’80% dei problemi delle piante, se pensiamo che in molte aree del mondo l’acqua non è sufficiente neanche al soddisfacimento delle necessità umane.
E’ quindi importante limitare anzitutto gli effetti causati dagli stress abiotici, che spesso sono propedeutici per la comparsa di quelli biotici. Finora il problema è stato affrontato, a livello agricolo, puntando soprattutto sulla prevenzione: con fattori ambientali limitanti, si usano prodotti contro un determinato fungo, batterio o insetto.
Questo approccio, usato da tanti anni, deve essere cambiato, perché dispendioso, anti-economico e poco rispettoso dell’ambiente. Gli studi di biochimica e fisiologia ci hanno mostrato come le piante si predispongono a rispondere a questi stress, ed è questa la strada da intraprendere. Amplificando quei meccanismi che le piante mettono in atto in risposta ad una carenza o eccesso idrico, salino, luminoso, ecc… si riesce a difendere meglio la pianta, anzitutto rendendola più forte!
Così sono nati i “biostimolanti”, soluzioni che, naturalmente, supportano la pianta nel superamento di questi stress. Questi prodotti vanno a “stimolare” specifiche fasi del metabolismo delle piante, che così rispondono meglio ed in maniera pronta all’insorgenza di un fattore limitante. Attraverso l’attivazione di geni specifici, viene aumentata l’attività degli enzimi responsabili dei meccanismi fisiologici fondamentali, così la pianta è in grado di produrre sempre al meglio e di difendersi da situazioni limitanti.
I biostimolanti ILSA di nuova generazione, a base di Idrolizzato enzimatico di Fabaceae, riescono a fare proprio questo: ridurre l’impatto dei fattori limitanti sulle piante, che così si trovano sempre nelle condizioni ideali per esprimere il loro potenziale.
L’azione di triacontanolo (di origine naturale) e di altre molecole ad attività biostimolante permettono di aumentare la germinabilità dei semi e la crescita delle piante in condizioni di elevata salinità, di ottenere grandi produzioni anche in estate in serra, quando la temperatura può raggiungere valori limite, di limitare l’accumulo di nitrati in foglie e frutti quando, invece, la temperatura è bassa e non consente la regolare assimilazione dell’azoto e la trasformazione in amminoacidi. Anche in condizioni di scarsa luminosità, l’applicazione di questi biostimolanti ha portato evidenti benefici per le piante e notevoli vantaggi per gli agricoltori.
La gamma dei biostimolanti ILSA è stata creata per consentire di ottenere il meglio in tutte le condizioni e per tutte le colture. Per saperne di più, consulta il sito www.ilsagroup.com e richiedi i dossier ed i risultati delle prove in campo.