Redazionali
1840: si scopre che le piante hanno bisogno di Azoto, Fosforo e Potassio. E poi?
05/06/2012
Da sempre la chimica dell’azoto è stata legata all’evoluzione dell’agricoltura. Dopo che Justus von Liebig, chimico tedesco, dimostrò nel 1840 che le piante avevano bisogno di elementi inorganici come azoto, fosforo e potassio per crescere, la chimica dei fertilizzanti ebbe un vigoroso sviluppo. Tuttavia, i fertilizzanti azotati, verso la fine dell'800, stentavano ancora a coprire completamente il fabbisogno agricolo. Così l'industria chimica pensò al recupero dei sottoprodotti, come il caso del solfato d'ammonio ottenuto come residuo nelle distillazioni del litantrace (carbone fossile). Presto però anche questi recuperi non furono più sufficienti a soddisfare la richiesta di concimi azotati e nel 1898 William Crookes, chimico e fisico britannico, pensò all'aria come fonte inesauribile di azoto.
In pochi decenni nacquero processi per fissare l'azoto atmosferico, che ebbero però un successo effimero. I primi impianti furono quelli norvegesi, dove l'energia elettrica, necessaria per la produzione, si poteva ottenere a basso costo. I tentativi di fissare l'azoto si moltiplicarono facendo sorgere disparati processi come quello della sintesi dell'acido cianidrico dal carburo, che ebbe il vantaggio di portare alla scoperta dell'acetilene e della calciocianamide, la quale esercitava anche sui terreni un effetto fertilizzante comparabile, se non migliore, a quelli tradizionali. Sfruttando il processo di Linde* si risolse il problema dell’azoto a basso prezzo, così la sua grande disponibilità e l'economicità favorirono il sorgere di molte industrie; oltre a quella della calciocianamide, dell'ammoniaca sintetica e dell'acido nitrico per ossidazione dell'azoto ammoniacale. La produzione italiana di ammoniaca sintetica si sviluppò solo dopo il 1920 con procedimenti originali messi a punto da Luigi Casale a Terni e da Giacomo Fauser a Novara.
Un'utilizzazione importante dell'ammoniaca fu quella della fabbricazione dell'urea che trovò impieghi come fertilizzante e in molti altri campi applicativi. Interessante è il caso della la Fabbrica Cooperativa Perfosfati Cerea. L’efficiente organizzazione di questa struttura ad opera di Alessandro Anderlini, anima della società per i primi 30 anni di vita, portò ad uno stravolgimento della vecchia agricoltura, ben visibile nella seconda metà del XX secolo. L’agricoltura veniva così integrata nel nuovo sistema economico-industriale che si andava formando nel primo dopoguerra ed al tradizionale sistema familiare mezzadrile si iniziava a sostituire un’ organizzazione produttiva fatta con gli stessi criteri e problematiche del lavoro industriale. Una conseguenza non indifferente di questa trasformazione fu l’aumento della quantità che risulta delle attività umane, agricole e non. Nacque quindi l’idea di riutilizzare tali residui e di nobilitarli: dalle produzioni zootecniche nacquero i compostati, dalla lana i cascami e dalla lavorazione delle pelli, i concimi da cuoio. Ecco da qui l’origine di ILSA, che nacque nel 1956 con il nome di Piona Fertilizzanti.
Il successo e le sorti dell’agricoltura industriale continuano ad essere strettamente legati all’avanzare della ricerca di nuovi prodotti fertilizzanti mirati ad un incremento nell’efficienza di utilizzo dell’azoto.